Arco di Augusto (Sec. 13 - 8 a. C.)

Indirizzo Via dell'Impero Romano - Acropoli Romana
Telefono 0122.622447 (A.T.L. Montagne Doc)
Apertura Sempre Visitabile
Chiusura Accesso Gratuito
Pubblicazioni I Romani in Val di Susa; Elisa Lanza e Gabriella Monzeglio ed. Susa Libri, pp. 144

Uno degli archi meglio conservati dell'alta Italia, è a un solo fornice con semicolonne che reggono un architrave con fregio figurato e un attico con iscrizione che ricorda il "foedus", il "patto" cioè, tra Cozio, re dei Celti, e Cesare Ottaviano Augusto, primo imperatore romano.
E' stato costruito nel 9-8 a. C. per suggellare il patto di alleanza fatto con Roma ed è dedicato ad Augusto da Marco Giulio Cozio, figlio del re Donno e prefetto delle 14 popolazioni che costituivano il regno dei Cozii, sui due versanti delle Alpi.  E' uno degli archi più antichi dell'età romana ed il più bel monumento della Valsusa.
Sorge sull'antica strada delle Gallie, accanto alle rovine del "castrum" che era la sede del comando prefettizio romano.
Nel fornice (alto m 8,85 e largo m 5,86) si incornicia perfettamente il Rocciamelone, monte alto oltre 3550 m che domina la città di Susa. Esso era considerato sacro per la gente della città a partire dall'antichissima presenza druidica, e pertanto l'inquadramento perfetto di questa montagna nell'arco costituisce un ideale collegamento tra la civiltà romana e quella precedente.
E' costruito in marmo bianco di Foresto, paese poco distante da Susa, e poggia su un basamento di blocchi calcarei, alleggerito da due eleganti e leggeri pilastri.
L'archivolto è sorretto da pilastri lisci terminanti con colonne sormontate da capitelli corinzi. Sono visibili nella muratura numerosi fori dovuti all'asportazione, già messa in atto nell'antichità, delle graffe di metallo che univano i grossi blocchi di pietra.
Questo schema architettonico classico, molto elegante e assai preciso ed armonioso, fa pensare all'opera di un architetto locale che conoscesse bene i testi del grande architetto augusteo Vitruvio.
Molto interessante è il fregio che orna tutti e quattro i lati dell'arco e illustra le cerimonie che accompagnarono la conclusione del patto sancito tra Cozio ed Augusto.
Secondo gli studiosi è opera di scultori locali che, con una precisa preoccupazione narrativa, hanno raccontato con alcune originalità il sacrificio,  tema tipico dell'arte romana: per esempio compaiono dei soldati, di solito esclusi da questo tipo di opera ufficiale. La simmetrìa è rigida, ed è immediatamente percepibile l'isocefalia (cioè l'altezza uguale di figure sedute ed in piedi, di uomini ed animali...).
La lettura del fregio inizia sul lato a nord (quello rivolto verso le Alpi Graie) dove è raffigurato il solenne sacrificio del suovetaurilia: le vittime erano infatti un suino,un ariete, un toro.
Al centro c'è un altare, a sinistra una persona velata in cui si vuole riconoscere il re Cozio, a destra un magistrato romano che rappresenta l'imperatore, e molti inservienti, fanti e cavalieri.
Sul lato occidentale è raffigurato il patto di alleanza: due personaggi tengono, infatti, in mano il rotolo dì pergamena su cui erano scritti i patti.
Il lato orientale è andato distrutto ad opera di un incendio, e si intravede appena qualche frammento di figura umana.

Sul lato a sud, (quello rivolto verso le alpi-Cozie) è rappresentato un altro sacrificio simile al primo.
Nella parte superiore dell'architrave si scorge un'iscrizione dedicatoria, formata da quattro righe di lettere di bronzo inserite nella pietra e più tardi rimosse per recuperare il metallo.
Dalla posizione dei fori se ne può dedurre il contenuto: Cozio e le 14 tribù che da lui dipendono (con l'elenco dei nomi) erigono l'arco in onore dell'imperatore Augusto nell'anno della sua XIII acclamazione imperatoria.

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