Percorrendo la carrozzabile che sale fino all’alpeggio Casotto-Fumavecchia, a circa metà percorso, una deviazione a destra porta alla Certosa di Montebenedetto.
Anche la mulattiera che dal paese sale alla Certosa, è stata ripristinata per permettere il raggiungimento del luogo a piedi in ore 1,45.
I certosini, ordine monastico contemplativo, giunsero in Valle nel 1189 e si stabilirono alla Losa, località sopra Gravere.
Nel corso del XIII sec., si trasferirono a Montebenedetto, dove rimasero fino al 1498.
Questo spostamento segna l’inizio di un decollo economico che non conosce tregua: sono numerose le fonti documentarie che testimoniano accanto alle numerose donazioni di terre, somme di denaro, prodotti in natura e decime, le acquisizioni fatte dagli stessi certosini al fine di costituire un patrimonio fondiario omogeneo, concentrato nella media-bassa Valle di Susa tra Villar Focchiardo e Avigliana.
Quest’espansione è strettamente legata alla posizione di privilegio di cui l’Ordine beneficiò sempre da parte di Casa Savoia ed altri signori del luogo come i Baratonia di Villar Focchiardo e i Reano.
Il territorio della Certosa fu donato ai certosini nel 1210 da Tommaso I, figlio di Umberto III il Beato.
La Certosa di Montebenedetto, situata nel Vallone del Gravio a 1180 mt. di quota, comprende una grande chiesa in stile romanico-gotico ad unica navata, coperta da volta a sesto acuto e riceve luce da tre grandi finestre ad arco, aperte su ogni lato, più due finestroni, uno a levante che illumina l’altare ed uno a ponente, sormontato da un’apertura a croce, che illumina il sottotetto.
Nella parte centrale del cortile, si erge la sede abbaziale; chiude il cortile il complesso abitativo dei monaci, nel quale si accedeva da un ingresso ad arco ancora ben visibile, sormontato da un pregevole e, purtroppo, deteriorato affresco raffigurante la Vergine assisa su una cattedra con il Bambino, affiancata da due Angeli tutelari ed ai suoi piedi tre figure di certosini oranti.
Le cause che sollecitarono l’abbandono della Certosa furono, probabilmente, la posizione disagiata del luogo, il cessato pericolo d’invasioni saracene e, non ultimi, i gravissimi danni provocati dall’alluvione del vicino torrente nel 1473.
Oggi il complesso della Certosa è proprietà di privati e, in parte, utilizzato come alpeggio estivo. Grazie alla concessione dei proprietari all’uso pubblico di parte del complesso, negli anni sono stati finanziati e realizzati dalla Regione Piemonte e dal Parco Orsiera-Rocciavrè imponenti opere di restauro conservativo strutturale ed architettonico, con la supervisione delle Sovrintendenze preposte.
Nei mesi da giugno a settembre è possibile compiere visite guidate al complesso monastico ed assistere a numerose ed importanti manifestazioni culturali ed artistiche.